L’Italia stretta nella morsa dei rifiuti
Sempre più in queste ultime settimane cresce l’emergenza rifiuti nel nostro Paese. Un’emergenza che si sviluppa su diversi fronti; paralleli:
- gli impianti di smaltimento sono ormai al collasso e non riescono a gestire la grande quantità di rifiuti in ingresso;
- l’utilizzo di impianti di smaltimento alternativi (gli inceneritori, per intenderci) viene fortemente ostacolato. Non solo viene impedita la costruzione di nuovi impianti ma, per molti di quelli attualmente esistenti, è stata bloccata la produttività;
- i prezzi crescono in modo esponenziale;
- aumentano gli incendi;
- crescono le difficoltà nella gestione della carta in seguito al blocco delle importazioni di carta riciclata di bassa qualità da parte della Cina.
I problemi, tuttavia, sorgono anche se parliamo di raccolta differenziata. In Italia, infatti, si fa sempre più fatica a gestire l’enorme quantità di materiale riciclato in quanto, per molti settori, l’offerta supera la domanda.
Le conseguenze del blocco dell’attività degli inceneritori
Come riportato in un interessante approfondimento de Il Sole 24 Ore, i casi di Sicilia e Lazio sono emblematici.
In una regione come la Sicilia, letteralmente paralizzata dall’emergenza rifiuti, è stata bloccata la realizzazione di un inceneritore in provincia di Messina per ragioni di tutela ambientale.
La situazione romana è molto simile a quella siciliana. Anche nella Capitale è stato deciso di dismettere l’inceneritore situato nel comune di Colleferro. Parallelamente però, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, ha firmato un’ordinanza che proroga sino a fine anno il trasporto dei rifiuti romani non trattati nella vicina città dell’Aquila. Ma non solo Abruzzo; i rifiuti di Roma (e di altre città italiane) vengono portarti in molte città del nord Italia e in Europa per essere smaltiti. Il risultato? Una vera e propria paralisi del sistema.
Proprio in merito agli inceneritori, nel 2014 il governo Renzi emanò il decreto rinominato Sblocca Italia il quale, all’articolo 35, prevedeva la realizzazione di nuovi inceneritori; principalmente nel sud Italia. Tale decreto, contestatissimo, di fatto non è mai stato attuato.
Aumentano gli incendi e i casi di discariche abusive
Altro tasto dolente è dato dagli incendi in impianti di smaltimento dei rifiuti (vedi i casi eclatanti di Marcianise e Milano). Sempre secondo i dati raccolti da Il Sole 24 Ore, dal 2014 si contano 343 incendi in Italia, tra episodi dolosi, involontari o riconducibili alla malavita.
Proprio pochi giorni fa, è stato sequestrato ad Arluno (in provincia di Milano) un capannone adibito a discarica abusiva e pieno di rifiuti speciali.
La situazione sta drammaticamente peggiorando in quanto gli impianti di smaltimento sono troppo pieni di rifiuti e, soprattutto, pieni di materiale infiammabile, come plastica e carta.
La carta, infatti, non trova una collocazione adeguata. La domanda delle cartiere italiane (ed europee) è molto più bassa rispetto all’offerta enorme rappresentata dalla carta raccolta dai cittadini. Ma anche la plastica rappresenta uno dei materiali più esposti alla paralisi del mercato. La plastica che non riesce a finire negli inceneritori viene accumulata dai riciclatori che non trovano acquirenti del prodotto finito, con il rischio di un aumento di incidenti. O, in casi ancora più gravi, entra in mano alla malavita che finisce per bruciarla.
Il preoccupante aumento dei prezzi
Un’altra pesante conseguenza del blocco agli inceneritori e alla costruzione di nuove discariche è data dall’aumento dei prezzi dello smaltimento dei rifiuti. La Regione Lombardia, ne sa qualcosa.
Negli inceneritori regionali non c’è più posto per i rifiuti delle imprese né per gli scarti delle raccolte differenziate delle famiglie. La conseguenza? I rifiuti devono necessariamente essere trasportati in discariche di regioni vicine (principalmente Liguria, Veneto e Piemonte) oppure all’estero. Il trasferimento è tra le cause principali dell’aumento dei costi del recupero rifiuti a cui le imprese sono soggette in questo momento storico.