Amianto o Eternit: Quali differenze?
Sentiamo spesso parlare di amianto ed eternit e quasi sempre i due termini vengono usati come sinonimi, ma è davvero così?
La risposta è no: amianto o asbesto è il termine usato per classificare 6 materiali differenti che appartengono alla classe dei silicati, essi sono: actinolite, amosite, antofilite, crisotilo, crocidolite e tremolite. Inoltre, esiste un’ulteriore suddivisione che mira a diversificare gli elementi in base alla composizione chimica: troviamo gli anfiboli, formati da magnesio e calcio, di cui fanno parte atinolite, amosite (detta amianto bruno), antofilite, crocidolite (amianto blu) e tremolite; il secondo gruppo prende il nome di serpentino, ed è composto dal crisotilo, un silicato di magnesio.
I termini amianto ed asbesto derivano dal greco e significano rispettivamente “incorruttibile” e “che non brucia”. Il vocabolo eternit invece indica la miscela a base di fibre di amianto e cemento, ed è il nome commerciale proveniente dall’azienda privata dalla quale veniva prodotto.
Riconoscere le differenze tra amianto ed eternit ci permette di comprendere meglio l'impatto ambientale dell'amianto.Ora, dopo aver fatto queste brevi precisazioni, scopriamo nella natura del materiale, presentandone gli usi, le norme, i rischi e il suo impatto a livello internazionale.
Che cos’è l’amianto?
L’amianto è un materiale che ha acquisito prestigio sin dall’inizio del ‘900 fino al 1960 circa, anno in cui è stata certificata la sua nocività, ma allora quale è il rapporto fra usi e rischi?
Sin dalla sua scoperta, l’amianto è stato un fondamento del settore edile e non solo: la sua presa di posizione è prevalentemente dovuta al suo basso costo e alle sue proprietà fisico-chimiche, le quali sono in grado di renderlo molto resistente alla degradazione, al fuoco ed un ottimo isolante acustico-termico.
Nonostante le lodevoli caratteristiche, le quali inviterebbero qualsiasi imprenditore all’acquisto, sono proprio loro a determinare la sua nocività: a causa della difficoltà a degradare le fibre ed in generale alla loro notevole resistenza, l’amianto, se inalato, si deposita nei polmoni e negli altri organi.
Questa spiacevole situazione può vedere fibre di asbesto sedimentate nel nostro corpo per un lasso di tempo superiore a 30 anni fino ad arrivare, nei casi più gravi, addirittura a 50 anni. Il problema sta nel fatto che queste particelle nocive non manifestano sin da subito la malattia, pertanto, salvo esami specifici, l’individuo non sa di essere in grave pericolo fino a quando non si ammala.
A causa dell’amianto si possono riscontrare tumori ai polmoni, alla laringe, alle ovaie, ma anche un particolare cancro primitivo chiamato mesotelioma pleurico, il quale, nei casi più gravi, può causare metastasi negli organi vicini come i polmoni ed il diaframma, dove crea un accumulo di liquido pleurico incontrollato.
Da cosa dipende la nocività
Dobbiamo inoltre tenere in considerazione che lo stato dell’amianto decreta la sua nocività; quest’ultima è infatti direttamente proporzionale al suo stato. In parole povere, tanto più sarà friabile maggiore sarà la sua cancerogenicità.
È dunque importante conoscere, qualora ci possa essere l’eventualità di trovarsi davanti a fabbricati detti a matrice compatta, come il vinil-amianto o il cemento-amianto, il rischio non scenderà mai fino a rendere il manufatto innocuo. È dunque bene stare sempre attenti ed usare in modo corretto e consapevole le adatte precauzioni, evitando in qualsiasi modo ogni tipo di bonifica autonoma non autorizzata.
Si può dunque evincere che l’amianto sia utile ma anche parecchio dannoso, ma allora perché si continua ad usare?
Le motivazioni principali sono legate, come detto in precedenza, al suo basso costo ed alle sue proprietà. Tuttavia, è in corso un dibattito molto acceso, il quale vede due posizioni abbastanza discordi: la prima sostiene l’innocuità del crisotilo mentre l’altra sostiene la sua nocività. La diatriba è portata avanti da parecchi anni, sin dagli inizi degli anni 30 del ‘900, dove si sosteneva non ci fossero prove inconfutabili che affermassero la nocività del materiale.
Il conflitto ha portato anche alla pubblicazione di numerosi articoli, tra cui spicca nel 2015 quello di due scienziati inglesi, Fred Pooley e John Hoskins, intitolato Rivalutazione critica del crisotilo di Balangero e rischio mesotelioma, il quale tratta della situazione a Balangero, comune in provincia di Torino, che dal 1904 al 1990 ha visto il tasso di mortalità per mesotelioma innalzarsi di parecchio rispetto alle aspettative.
I due sostenevano che l’aumento della mortalità non fosse strettamente collegato alla presenza della cava, bensì che le cause fossero esogene ad essa, dando colpa inizialmente ad altri minerali, inventando la presenza di altri tipi di amianto nella cava, fino ad arrivare alle accuse nei confronti degli operai, dove veniva sostenuta l’ipotesi di una pendolarità di questi ultimi tra Balangero e Casal Monferrato, ignorando il fatto che le due località distano circa 100 chilometri.
Questo articolo verrà poi criticato e confutato dal professor Corrado Magnani, docente di epidemiologia dell’Università del Piemonte orientale, il quale si occupò personalmente, insieme ad altri scienziati, di smontare queste tesi. Si scoprirà poi che Fred e John fossero precedentemente stati consulenti dell’industria di asbesto e che dunque cercavano unicamente la difesa dei propri interessi incuranti della pericolosità non solo della situazione ma anche delle asserzioni da loro portate.
Da quando è vietato l’amianto?
Per concludere sebbene dal 27 marzo 1992 in Italia sono vietate tutte le pratiche riguardanti l’impiego di amianto in qualsiasi ambito e sebbene l’OMS sia l’IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) abbiano ormai reso inconfutabile la nocività dell’asbesto sotto ogni aspetto, abbiamo visto come quest’ultimo sia stato difeso e sia usato unicamente per fini economici, specialmente nei paesi in via di sviluppo, responsabili della produzione di circa 2000 tonnellate all’anno.
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